Recensione: Alicia Giménez-Bartlett, Dove nessuno ti troverà

Alicia Giménez-Bartlett
DOVE NESSUNO TI TROVERÀ
Edizioni Sellerio, pp. 443, € 16
Traduzione di Maria Nicola

Questo libro, in modo mirabile, affronta una duplice questione. Da un lato ci racconta, meglio, ci accenna, la storia della Catalogna e la sua ribellione alla dittatura di Franco; dall’altro, ci parla della difficoltà a costruirsi un’identità sessuale. Come penso molti sappiano, il ritorno dall’Africa e la presa del potere da parte di Franco non videro tutti proprio contenti. In particolare, nella zona nord-est della Spagna restò attivo un gruppo di partigiani che fino all’inizio degli anni ’50 tentò di contrastare il regime. Il romanzo prende lo spunto da una vicenda nata in quegli anni e conclusasi nel 2004 con la morte del protagonista: la Pastora.
Teresa Pla Meseguer nasce negli anni ’20 ed ha un’infanzia “problematica”. Il suo problema è presto detto: non si sa bene se sia maschio o femmina, la mamma l’ha registrata come femmina per evitarle il militare. Crescendo però, questa scelta si scontra sia con la stupidità della gente sia con i desideri di Teresa, che si sente più uomo che donna. Risolve il rifiuto sociale andando a lavorare con le capre in alpeggio, diventa pastora. Quando i partigiani si rifugeranno sui monti per sfuggire alla guardia civile di Franco, tra loro la pastora troverà rifugio, accettazione e una nuova identità: diventa Florencio.
Siamo negli anni ’50 e i partigiani sono scappati, quelli che ci sono riusciti, in Francia. La Pastora invece è ancora sui monti. Uno studioso francese, interessato alla figura psichiatrica della pastora, il professor Nourissier, scortato da un cinico scribacchino spagnolo, Infante, si inoltra sui monti della Catalogna per indagare sulla realtà e sul mito della pastora. Con una scrittura fluida e precisa la Bartlett ci permette, alternando capitoli che descrivono lo sviluppo della relazione tra i due amici per caso e capitoli nei quali leggiamo il monologo con cui la Pastora racconta la sua storia, di renderci conto di come fosse difficile crescere in un paese culturalmente arretrato com’era la Spagna di quegli anni. La realtà di questa storia si intreccia alla perfezione con l’invenzione che riguarda i due “ricercatori” ottenendo un bel quadro d’insieme che non mancherà di interessare il lettore curioso. Dato che la Bartlett è scrittrice dotata – più famosa per le avventure dell’ispettrice Delicado – può essere plausibile trovare un riferimento per la modalità di stesura di questa storia allo splendido Io Franco di Manuel Vázquez Montalbán in cui il nostro ha raccontato la parabola del dittatore alternandola alla storia di un perseguitato politico. Ma è solo un riferimento possibile, che nulla toglie e poco aggiunge.
Ora tocca al lettore.

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