Recensione: Christos Tsiolkas, Lo schiaffo, Neri Pozza

Christos Tsiolkas, Lo schiaffo
Neri Pozza, pp. 535, euro 18
Traduzione Marco Rossari

     Educazione e diritti: può la mancanza di educazione permettere ad un adulto di trascurare i diritti di un bambino?
     Se si volesse cercare di riassumere in una frase questo libro, si potrebbe cominciare così, ma sarebbe solo un inizio. Perché il libro è molto più ricco, variegato e sfaccettato di quanto il casus belli possa far supporre.
     Siamo in un bel giardino a Melbourne, in una casa privata, dove si sta svolgendo una festa tra amici. E’ un gruppo molto unito, principalmente attorno alla base etnica. La maggioranza sono figli di immigrati greci. La comunità greca in Australia è molto unita e molto gelosa delle tradizioni. Il padrone di Casa, Hector, è un distinto quarantenne marito della bellissima Aisha, medico veterinario. Ci sono tutti i loro amici, che conosceremo mano a mano. Mentre il chiacchiericcio si svolge, tra i bambini nasce un battibecco. Il piccolo Hugo, che va per i quattro anni ed è un bambino estremamente capriccioso, minaccia con un bastone il figlio di Harry, cugino di Hector. Harry, senza pensarci, molla una sberla al piccolo. Tragedia greca, senza esagerare. Rosie, madre di Hugo e amica di Aisha, prende figlio e marito, e se ne va minacciando provvedimenti; che puntualmente arrivano nella forma di una citazione in tribunale per violenza su minore. Questo, come dicevo è solo il casus belli, e la soluzione della causa, che avviene ben prima della fine del libro, è solo un passaggio obbligato verso il chiarimento delle relazioni tra tutti i protagonisti che, ciascuno con un suo capitolo, portano avanti la vicenda.
     Scopriamo così che Hector ha avuto una relazione con l’assistente di Aisha, la bella Connie, diciotto anni, tanta freschezza e tante illusioni; che Harry è in effetti una persona manesca e molto poco incline a preoccuparsi degli altri; che Connie non riesce a staccarsi da Hector e che Richie, il migliore amico di Connie, è innamorato di Hector. Messa così, mi rendo conto, parrebbe una telenovela, con un’ambientazione greco-australiana invece che sudamericana. Ma l’acume dello scrittore nello svelare i meccanismi di pensiero è eccezionale e la partecipazione emotiva per la sorte dei vari protagonisti assicurata.
     L’editore utilizza una frase di John Boyne per introdurre il libro dalla copertina: uno dei tre o quattro grandi romanzi del nuovo millennio. Io non so se il nuovo millennio avrà ancora dei ‘grandi romanzi’, dei romanzi senza i quali non si possa capire la letteratura. L’800 e il ‘900 hanno fatto la letteratura e nella fase di formazione vi sono delle tappe irrinunciabile, ovviamente. Noi invece abbiamo finito con la formazione ed è quindi doveroso che si sia in grado di scegliere a cosa rinunciare.
     Riformuliamo il senso del libro: è giusto vivere in una società che rinuncia per partito preso agli schiaffi?

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