Recensioni: T. Coreghessan Boyle, Donne, Feltrinelli

T. Coreghessan Boyle,
Donne,
Feltrinelli
 
La domanda che mi pongo spesso quando leggo dei libri così belli e costruiti in questo modo – originale – è dove lo scrittore abbia trovato il tempo per raccogliere tutte le informazioni che mi sta trasmettendo e dove abbia trovato questo modo particolare di trasmettermele.
Diciamo che in letteratura, tra le varie distinzioni artificiali che si possono fare, c’è quella che oppone storie inventate a storie vere. Quando la storia viene inventata trae comunque elementi dalla realtà, altrimenti non è interessante (nessuno potrebbe capirla); quando è vera la realtà viene rimodellata – altrimenti è giornalismo o reportage – per renderla narrativamente interessante, ovvero più interessante del vero. Boyle, che già ci aveva affascinato con la storia vera del Doctor Sex, ci racconta in questo libro la vita travagliata di Frank Lloyd Wright, l’architetto; in questo racconto noi lettori riusciamo a capire qualcosa in più del mondo che ci circonda.
Con uno stile ricercato e curatissimo, Boyle ci racconta a ritroso la vita di Wright sfruttando l’invenzione di un personaggio fittizio, Sato Tadashi, l’allievo che nel ’32 giunge alla residenza di Wright, Taliesin, e li rimane fino allo scoppio della guerra tra USA e Giappone quando viene rinchiuso nei centri di detenzione per i nemici stranieri approntati dal governo americano. In questi 10 anni Tadashi conosce i vari personaggi che animano la vita della grande casa del Wisconsin; sfruttando un’altra invenzione, un genero americano – O’Flannery-San, il suo traduttore – Tadashi racconta le intricate vicende che portarono Wright dalla vita borghese a Oak Park con la moglie Katy e i suoi sei figli alla magnifica residenza in collina dove si succederanno tre donne, successivamente amanti-mogli.
Ci viene descritto in successione il momento del conflitto quando la nuova amante sta per scalzare la vecchia moglie, e questo per ben tre volte. Ogni volta Wright è al centro della contesa e, con spirito assolutamente romantico, decide sempre di seguire il cuore, mai le convenzioni borghesi. Ogni volta, ancora, questa sua scelta avrà dei costi in termini umani molto alti. Noi oggi, nel nostro mondo consumistico, siamo abituati a prendere con leggerezza il cambio di mariti/mogli, sempre quando capita ad altri, ovviamente. All’inizio del ‘900, anche in America, non era così. Il ruolo del controllo sociale effettuato dalla comunità, soprattutto nel rurale Wisconsin, era elevatissimo e tutte le donne di Wright vivranno sulla propria pelle il disprezzo della gente comune, vivendo come in clausura nello splendore naturale di Taliesin.
Una bella prigione, ma pur sempre una prigione, e in questo si vede molto dello spirito pionieristico vecchio stampo che animava Wright; un bel lavoro, una bella casa e, perché no, ogni tanto una bella donna nuova da metterci dentro. La contraddittorietà del genio non è percepita né dal genio né dal suo allievo che, a più di quanrant’anni dall’esperienza comunitaria di Taliesin, ricorda con nostalgia. Al centro della vicenda c’è sempre lui, con il suo desiderio di grandezza; le sue donne si succedono, come necessari complementi, come molle che spingono avanti l’uomo che ha sempre bene in mente che lo scopo della sua vita non sono loro, ma la sua opera.
In effetti, i suoi lavori sono ancora lì da ammirare, le sue donne no.

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