Recensioni: Philip Roth, Indignazione, Einaudi

Philip Roth, Indignazione
Einaudi, pp. 137, euro 17.50
Traduzione Norman Godetti

E’ difficile entrare nei dettagli dei libri di Roth perché si ha l’impressione di togliere qualcosa al lettore di quel grande piacere che è leggerli. Siamo allora brevissimi, e diciamo che si narra la storia del giovane Marcus Messner, ebreo ateo, che entra all’università nel secondo anno della guerra in Corea. Non riuscirà a restarci, per tutti i motivi spiegati con la solita millimetrica precisione e dovrà quindi andare a combattere, per poco in effetti, in quella guerra ormai dimenticata. Nonostante tutto, con un artificio letterario estremamente gradevole, Roth gli fa narrare in prima persona la sua vicenda. Che è la vicenda di un ragazzo, che avrebbe potuto diventare una notevole persona vista l’integrità del carattere, ma che, proprio per la sua integrità compie una scelta sbagliata via l’altra e finisce in guerra, a combattere per la patria.

Lo scontro tra il carattere di Marcus e le norme rigide che regolavano la vita del campus provoca l’indignazione del titolo. Che però è anche l’indignazione della parte, per così dire, avversa, quella dei tutori dell’ordine costituito. Indignati verso la nascente licenziosità dei costumi che avrebbe visto di lì a poco l’esplosione degli anni ’60.

L’università in cui Marcus si rifugia, nel tentativo di fuggire da un padre ossessivamente preoccupato per la sua sorte, Winsesburg, Ohio, è l’omaggio di Roth a una delle pietre miliari della letteratura americana, Sherwood Anderson, che ambientò la sua raccolta di racconti proprio in questa cittadina con l’intento modernista di mettere alla berlina i costumi descrivendoli dettagliatamente. Roth, che ambienta la sua storia quarant’anni dopo, fa lo stesso. Oggi, tuttavia, nessuno ha più bisogno di mettere alcunché alla berlina, perché oggi tutto è visibile, tutto è sotto gli occhi di tutti annullando così la stessa possibilità di distinguere in modo immediato cos’è giusto da cos’è sbagliato. Sta quindi al lettore riuscire a riportarsi con la mente a quegli anni e leggere nella lotta di Marcus contro l’obbligo a frequentare la funzione religiosa in chiesa – condicio sine qua non per potersi laureare – il segno della lotta, alla fine vittoriosa, contro la forza della reazione, impersonata alla perfezione nelle figure del rettore Caudwell e del presidente Lentz.

La vittoria è a rischio della vita? Un dettaglio, sembra dirci Roth, tanto che anche da morto continuo a pensare alla mia lotta.

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