Recensioni: Ethan Canin, America America, Ponte alle Grazie

Ethan Canin, America America
Ponte alle Grazie, pp. 506, euro 19.50
Traduzione Massimiliano Manganelli

I fatti della storia americana sono diventati parti della storia di tutti per l’evidente predominanza degli Stati Uniti nell’indirizzare lo sviluppo globale; qualcuno allora ricorderà l’incidente in cui Ted Kennedy venne coinvolto nel ’69 e che ne minò il destino politico, non foss’altro perché già affrontato in un romanzo di Joyce Carol Oates. Ethan Canin affronta lo stesso momento ma non lo rende il centro del romanzo, come fece la Oates; lo utilizza invece come pretesto per raccontarci la storia di un ragazzo, Corey, e della sua famiglia.

La famiglia di Corey vive a Saline, piccolo centro a nord di New York dove i Matarey hanno la loro residenza. Liam Matarey è un imprenditore e cittadino modello. Sulle basi delle fortune costruite dal padre, Liam ha ampliato il raggio di influenza della famiglia e Saline è praticamente sotto il suo controllo. Ma è un controllo di tipo illuminista per così dire, l’interesse dei Matarey per come vanno le cose in paese è reale. Così Corey viene reclutato per collaborare all’andamento della fattoria, nel tempo libero dalla scuola. In breve Corey entra nella famiglia dove, per necessità narrativa si può dire, ci sono due sorelle l’una l’opposto dell’altra, Clara e Christian.

Siamo sul finire dei ’60 e sta per prepararsi quel cambiamento di mentalità che porterà alla casa bianca tutta una serie di presidenti, uno peggio dell’altro, da Nixon in poi. I Materey sono, ovviamente, democratici, e si schierano dalla parte di un candidato alla nomination per i democratici appunto, Henry Bonwiller, il cui destino è quello che colpì Ted Kennedy.

Il finale del libro è quindi già scritto, soprattutto perché siamo in un libro di memorie, con Corey che, ormai adulto e padre di famiglia racconta la sua storia. Il destino dei democratici è però, in ultima analisi, solo una piccola parte della storia. Ciò che conta veramente è il grande affresco di una famiglia, quella dei Sifter, gli americani poveri ma onesti, intrecciato a quello dei Materey, gli americani ricchi e onesti ma…..

Senza darci giudizi morali, ma presentando i fatti con un occhio aperto alla comprensione delle debolezze umane, l’autore ci accompagna per queste 500 e passa pagine con mano esperta e capace, richiamandosi ai grandi della letteratura americana, da Updike a Roth. Un grande romanzo per quello che è, almeno in potenza, un grande paese.

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