Recensione: Jaume Cabré, Le voci del fiume

Jaume Cabré
LE VOCI DEL FIUME
Edizioni Beat, € 13
Traduzione di Stefania Ciminelli

Poche volte nella mia esperienza di lettore accanito ho trovato un libro come questo, tanto meritevole d’essere letto. Questo per il livello altissimo con cui le due componenti necessarie di ogni opere d’arte, il contenuto e la forma, sono accoppiate in queste 500 e passa pagine. La storia, il contenuto, per ora. Non è però facile raccontare i sessant’anni di Spagna che questo autore catalano, sconosciuto, per il pubblico italiano, ci squaderna davanti. Senza un ordine lineare si intrecciano le vite degli abitanti di un piccolo paese delle valli catalane, Torena, con quella di un’insegnante di Sort, Tina. Per una ricerca sulla storia delle scuole della regione, Tina si trova alla vecchia scuola elementare di Torena nel momento in cui viene demolita e riesce, per caso, a recuperare dei quaderni manoscritti dove trova raccontata una storia che rimanda agli anni della seconda guerra mondiale. L’autore di questi diari è Oriol Fontelles, maestro elementare destinato a gestire quella piccola scuola negli anni bui dell’affermazione al potere del generale Franco e della schiera di gentucola che, inevitabilmente pare, ogni movimento fascista riesce a reclutare.
La storia di Oriol, di sua moglie Rosa, dei suoi alunni e dei loro genitori, si intreccia con quella della signora del paese, Elisenda, il cui padre era stato ucciso per vendetta-errore da quattro sbandati delle brigate comuniste. Quando Oriol arriva siamo nel ’43, gruppi di combattenti antifranchisti sono ancora attivi nella zona ed il nostro maestro, oltre a diventare l’amante di donna Elisenda, diventa la quinta colonna dei partigiani nel paese.
Tina, nel mentre ci legge i quaderni, scopre che suo marito la tradisce. La ricerca e la divulgazione della verità storica sulla figura di Oriol Fontelles diventa la sua ossessione, portandola a scontrarsi frontalmente con donna Elisenda, divenuta, negli anni di Franco, un potere economico della Spagna.
Senza nulla dirvi circa gli esiti degli scontri di potere che si succedono nella storia, due parole sulla forma, eccezionale, che ha dato struttura a questo romanzo. Non c’è banale linearità. All’interno di ogni capitolo i protagonisti cambiano i piani del racconto senza avvisare il lettore, ma con una naturalezza che rende trascinante seguirli. Le linee da seguire sono moltissime, ma ognuna trova una sua giustificazione ed una sua conclusione logica. Ogni personaggio svolge un ruolo. Si vede l’immane lavoro di documentazione e costruzione svolto dall’autore ma, come in ogni grande libro, sembra naturale e perciò non sclerotizza la lettura. Infine, si fa per dire, questo è un romanzo sfacciatamente antifascista. In altre parole, l’autore prende deliberatamente posizione a favore di coloro che hanno cercato, invano ahimè, di opporsi alle falangi di Franco ed al loro oscurantismo. Il bene da una parte, il male dall’altra, ma non in maniera didattica, talché si gioisce per la morte del macellaio di Torena, compiuta vendetta del comandante Marcò.

Terrei a sottolineare che dei romanzieri italiani l’unico che abbia in anni recenti parlato del ventennio riuscendo a raggiungere una certa visibilità è Paolo Pansa, ed ogni commento mi sembra superfluo. Questa amara considerazione finale si accoppia con un’altra considerazione, quasi altrettanto amara, sull’editoria. L’editore di questo romanzo, La Nuova Frontiera, è un piccolo editore di Roma, che svolge sicuramente un lavoro di qualità ma la cui diffusione è giocoforza limitata. Da me contattato, il responsabile editoriale m’ha detto che questo libro viene tirato in 5000 copie. Un altro libro, che si prevedeva fosse uno dei best seller del natale 2007 è Le Benevole, edito da Einaudi, la cui tiratura ha superato le 100.000 copie, se non altro per ripianare i costi di acquisizione del titolo alla fiera di Francoforte.  Anche Le Benevole è un libro storico, anche Le Benevole si svolge prima e dopo la seconda guerra, ma Le Benevole ha avuto tanta pubblicità alle spalle e questo ha spinto la gente a chiederlo, anche se il libro non ha, a mio parere, la forza narrativa del libro di Cabrè. E’ infatti una storia dura e con una scrittura che si potrebbe definire legnosa, impenetrabile.  Il successo di un prodotto quindi non si gioca tanto sulla sua qualità quanto sulla sua visibilità-disponibilità all’acquisto.
Il libro che mi è venuto in mente mentre leggevo questo è Una piccola morte a Lisbona, altro romanzo storico di alto livello pubblicato da un piccolo editore, la cui tiratura è stata in parte considerevole venduta in questa libreria. Mi auguro che tutti quelli che hanno letto il romanzo di Robert Wilson si sentano in grado di affrontare le vicende di Torena e vengano da noi per sentire le sotterranee voci del fiume.

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