Richard Price, La vita facile, Giano editore

Richard Price, La vita facile

titolo originale Lush Life

Giano, pp. 502, euro 19

Traduzione Stefano Bortolussi

 

Non è proprio facile la vita nella polizia di New York, soprattutto se si è tenuti a tenere sott’occhio i quartieri poveri. A volte si è tentati a compiere giudizi affrettati, soprattutto quando c’è un morto, bianco, e un’elevata pressione dei mass media all’individuazione del colpevole. Così Matty e Yolonda, i due poliziotti principali in questo romanzo corale, scelgono la via più facile e incolpano Eric che, insieme al morto e ad un altro amico momentaneamente ‘non disponibile’ – ricoverato in ospedale con un incipit di come etilico – stava passeggiando per le vie notturne di New York. A nulla valgono le dichiarazioni di Eric che afferma la sua estraneità all’omicidio compiuto, a suo dire, da due ragazzi che avevano tentato di rapinarli. Contro Eric giocano anche le testimonianze di due fidanzati che, presenti al fatto, dichiarano di non avere visto i due supposti responsabili dell’omicidio. Così Eric, dopo una giornata trascorsa in stato di fermo in violazione palese dei diritti civili, viene messo dentro. Ma quando l’altro amico si sveglia e lo scagiona, cambiano le carte in tavola; Eric viene liberato con le dovute scuse e inizia la ricerca dei veri colpevoli.

Ma a questo punto tutto è diventato difficile. Eric ce l’ha a morte con la polizia, l’amico etilista cerca di sfruttare per la propria visibilità massmediatica la sua presenza al fatto, i superiori di Matty non vogliono sentire ragioni e vorrebbero che la vicenda fosse dimenticata. Nel mentre, i due ragazzini responsabili dell’omicidio continuano a gravitare, come falene attirate dalla luce, attorno al luogo del delitto. E sarà questo, alla fine, a fregarli.

Un bel romanzo, non c’è che dire, estremamente attento alla credibilità psicologica dei personaggi e poco incline a cadere nei luoghi comuni cui una situazione tanto ‘già vista’ in film e telefilm potrebbe indurre. Eric è il vero protagonista della storia, con i suoi desideri frustrati e la sua rivolta sotterranea contro gli abusi della polizia, ma anche i poliziotti si sanno rendere gradevoli, Yolonda con la sua carica di umanità pratica per cui è sempre lei ad interpellare le vittime – anche se con Eric compie un grossolano errore, dato che Matty non era convinto della sua colpevolezza – e Matty con il suo cadere impercettibile verso la madre della vittima, Minette. Costei arriva in città con lo scopo di recuperare il marito che Matty sta usando nella sua lotta contro la direzione distrettuale che vuole insabbiare tutto, e rischia di insabbiarsi in una relazione con l’investigatore, la cui integrità di investigatore lo guiderà però verso altre carni, meno complicate dal punto di vista lavorativo. E poi ci sono i due ragazzini responsabili di questo omicidio assurdo, che rappresentano le difficoltà delle nuove generazioni verso un mondo degli adulti che sembra non offrire loro alcuna prospettiva, cosa questa tanto più vera in una megalopoli come New York.

Nessuna vita è facile, proprio come nessun libro bello lo è, e forse proprio per questo vale la pena di vivere/leggere.

 

 

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