Otfried Preussler, Il mulino dei dodici corvi, Longanesi

Otfried Preussler,
Il Mulino dei dodici corvi,
traduzione Giovanna Agabio, Longanesi, pp. 285, 16,60 Euro

Leggendo questo libro, da poco ripubblicato da Longanesi, si rivivono atmosfere antiche, più da saga nordica, che da fantasy. Al termine del libro, però, abbiamo avuto l’impressione di aver letto un romanzo di formazione sotto forma di fiaba nera, anzi nerissima, allegoria di un mondo dove un regime assoluto si regge sia sul proprio potere, ma pure sulla remissività di chi vi si fa sottomettere. Acquiescenza che nasce dalla paura di subire punizioni violente, ma anche da quella di perdere privilegi derivanti dalla benevolenza del signore. La storia prende il via da un sogno e prosegue in un incubo: quello del mulino dove il giovane Krabat va a lavorare, rendendosi conto in seguito di essere approdato in una scuola di magia nera. Interessante il processo di presa di coscienza del protagonista, che da allievo modello del mugnaio/maestro diventa il suo antagonista e rinunciando ai vantaggi di una possibile successione alla guida del mulino, sceglie una vita di libertà e affetti, ma anche di insicurezze e fatiche (è più facile spostare i sacchi di cemento con la magia che portarseli in spalla)

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