Bolano – Porta, Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce, Sellerio

R. Bolano – A.G. Porta, Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce
Sellerio, pp. 163, euro 12
traduzione Angelo Morino

Nelle note finali nelle quali Porta ricorda il lavoro svolto con Bolano nella stesura di questo libro, si viene a sapere che il titolo del libro è la parafrasi del titolo di una poesia, che suonava come Consigli di un discepolo di Marx a un fanatico di Heidegger. Questo secondo titolo funge da chiave interpretativa della storia in maniera più diretta del primo, che ha comunque un suo perché; ma andiamo con ordine.
La storia è molto semplice. Angel e Ana sono due giovani che stanno insieme da poco. Angel è stato un musicista, forse lo è ancora, non molto capace; ha cercato, e forse lo cerca ancora, di essere uno scrittore. Ma non ha sfondato in nessuna delle due carriere e quando conosce Ana, viene trascinato in una vicenda pulp molto ante litteram. La ragazza uccide la vecchia per la quale lavora e scappa seguita dal fidanzato. Una coppia che è natutural born killer senza essere americana lascia dietro di sé una scia di sangue fino all’inevitabile epilogo.
Ma Angel si salva e fugge. Come Joyce si rifugia a Parigi, cerca di andare a deporre fiori sulla tomba di Morrison, mentre tenta di sviluppare una storia che abbia Dedalus per protagonista; e il finale, vero stavolta, è scritto come il finale del Ritratto di un artista da giovane.
Un libro divertente e ricco di riferimenti letterari. In esso però il dramma, le svolte che animano il libro, appaiono come programmatiche, come fossero dovute al modello modernista joyciano e non ad una necessità immanente. In esso troviamo pienamente realizzata la tendenza letteraria attuale al pastiche come modus scribendi. Non fosse stato che, mentre leggevo questo, mi stavo cimentando con un saggio molto impegnativo sul postmoderno, avrei rinunciato a leggerlo: ma se è vero quello che ho trovato scritto in quel saggio, ovvero che la maggior parte della letteratura è allegorica, i due protagonisti sono le figure allegoriche dei filosofi ed il loro rapporto è un po’ anche una sintesi della storia della filosofia contemporanea, con i poveri marxisti (Angel) che cercano di impartire lezioni di dialettica – di realtà – ai contemporanei filosofi postmoderni (Ana) che nella loro confusione continuano a fare di testa propria e finiscono ammazzati.
Ad essere onesti però Angel non riesce a consigliare nulla a Ana, ne è completamente irretito, descrivendo in questo l’atteggiamento di molti che, magari non dichiaratamente marxisti ma pur sempre di sinistra, hanno iniziato tanto tempo fa ad annacquare l’ideologia – che dev’essere di necessità anche prassi, ricordiamolo – andando vanamente ma comodamente alla ricerca delle radici dell’Essere che, come dimostra la fine di Ana, sono nel nulla.
Sul primo livello però il discepolo di Jim Morrison e il fanatico di Joyce sono la stessa persona e quindi possiamo vedere nel titolo il tentativo di capovolgere il flusso del tempo – da Morrison a Joyce – ed i risultati – la mancata visita alla tomba di Jim ed il ritorno dello stile joyciano nel finale – sono la dimostrazione della permanenza nell’arte e nella vita del modernismo di Joyce, con il suo tentativo di esprimere il reale. Ma che la parte reale di Angel (sbandato, Morrison) cerchi di dare consigli alla sua parte ideale (scrittore, Joyce) non fa che rimarcare quello che è lo stato attuale delle cose. Il discepolo ha appreso a sopravvivere, mentre il fanatico continua a fare gli stessi, splendidi, errori del maestro.

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