Alison Bechdel, Fun Home, Rizzoli

Alison Bechdel, Fun Home
Rizzoli, pp. 236, euro 18
Traduzione Martina Recchiuti

Ormai adulta Alison Bechdel ricorda i propri anni di formazione e ce li racconta in questo stupendo libro. Il ricordo principale, come si può intuire dalla copertina, è quello della casa, dove Alison con i suoi fratelli trascorse l’infanzia; ma, appena aperto il libro, siamo subito colpiti dall’immagine del padre.
I ricordi di Alison sono molto centrati su di lui, un uomo che in casa faceva tutto, con fare un po’ dispotico. La sua passione per il fai da te, per la gestione dell’aspetto della casa, per l’esteriorità è un elemento che l’autrice sottolinea. La cura per i dettagli viene letta dalla Alison ormai adulta come il tentativo di mascherare una realtà inconfessabile. Una realtà che lui non le rivelerà nemmeno quando sua figlia compirà l’outing, dichiarandosi omosessuale.
Il segreto le verrà svelato dalla madre, Helen: da giovane papà, quando erano fidanzati, aveva avuto un uomo, e benché si fosse poi sposato con lei, aveva continuato a cercare la compagnia di giovani compiacenti, rischiando in un paio di occasioni lo scandalo, visto la sua posizione di insegnante. Dopo questa rivelazione, tanti tasselli del passato prendono il loro giusto posto nei ricordi di Alison.
A questo punto, da adulta omosessuale il comportamento del padre assume significati diversi; se all’inizio le pose del padre erano sembrate semplicemente fredde, man mano si legge e si scopre l’affetto profondo che lega Alison a lui, anche iL lettore viene coinvolto in quella che è stata la formazione di un artista da giovane, libro da cui è presa, non a caso, la citazione che apre il tutto. E questa formazione passa attraverso tutte le fasi, dolorose e spensierate, che necessariamente fanno parte, ambedue, di una vera formazione.
Due cose vanno puntualizzate. In primo luogo il libro non diventa mai ammiccante o volgare; l’omosessualità di Alison è presa come uno dei tanti fatti della vita, e lei ce ne descrive il graduale emergere nella sua coscienza in maniera ammirevole, estremamente onesta, in questa narrazione tutto sommato secondaria rispetto all’omosessualità del padre. Ma nemmeno secondaria; direi meglio, indipendente. Ecco, la sua omosessualità si è rivelata prima di quella del padre, nella sua coscienza, e quindi è da essa indipendente. Però, avendo a posteriori scoperto questo particolare, tutto il significato risulta modificato. Questo libro è, mutatis mutandis, una piccola Recherche – libro cui si fa esplicito riferimento in più punti – un viaggio nel tempo passato per afferrare il senso del tempo presente. Altrettanto fondamentale è comunque il riferimento all’Ulisse, più esplicitato, con la coppia Bloom-Stephen replicata da Alison-padre.
Il secondo, fondamentale punto, è che questa è una graphic novel. Uso questo orripilante termine per indicare il fatto, di per sé casuale, che questo libro è una storia a fumetti. L’autrice ha scelto lo strumento del disegno per dare un diverso respiro alla sua narrazione, tutto qua. La graphic novel come mezzo letterario è stata però utilizzata da numerosi scrittori, anche autoctoni, con risultati spesso desolanti. Il motivo della desolazione deriva dal fatto che l’uso del disegno non può garantire, di per sé, un buon risultato; se fai dei disegni, anche apprezzabili, su una storia brutta la storia resta brutta. Però la macchina industriale dell’editoria ha visto in essa – graphic novel – una via d’accesso forse più semplice alle stanche abitudini dei lettori italioti, e per questo c’è stato tutta una fioritura di pubblicazioni discutibili, spesso abbastanza volgari o, più spesso ancora, gratuite, inutili.
In questo romanzo invece si vede proprio come sia attraverso il disegno che l’autrice riesce a dare un significato più profondo alla sua storia, un significato più immediato. Non riesco ad immaginare come, attraverso le semplice parole, l’autrice avrebbe potuto dare il senso del tempo extrascolastico del padre, speso tra riparazioni casalinghe ed il suo secondo lavoro, la preparazione dei cadaveri al piano di sotto della avita magione, la Fun(eral) Home.
La formazione alla vita passa per la morte, sembra dirci Alison. In tutti i sensi.

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