Nirpal Singh Dhaliwal, Turismo, Guanda

Nirpal Singh Dhaliwal, Turismo
Guanda, euro 15, pp. 285
traduzione Corrado Piazzetta

La copertina lascia intuire il soggetto/oggetto attorno cui si svolge la vicenda; se però si trattasse solo di questo, della descrizione dell’affannosa rincorsa dell’oggetto dell’universale desiderio maschile, il libro meriterebbe solo note di biasimo. Si tratterebbe infatti dell’ennesima riproposizione degli stereotipi attorno a cui i maschi cercano di costruire una sempre più vacillante identità; e che le donne, del resto, ambiscono a conferma del loro essere adatte a questo tremolio generalizzato. Niente di tutto ciò. Puppy, soprannome dell’impronunciabile nome indiano del protagonista della vicenda, rincorre l’oggetto, sì, ma esso è incarnato – e la parola non è usata per caso – in un individuale specifico, nella bellissima, intelligente e formosa Sarupa.
La trama si svolge al contrario, ché incontriamo Puppy in Italia, dove la storia è già quasi finita, come i soldi che Puppy ha sperperato in giro per l’Europa. Quasi senza soldi, Puppy rimedia ospitalità in caso di un riccone e lì, meditando sulle sue sfortuna, inizia a raccontare quello che gli è successo. Conosciamo così l’ambiente di provenienza di Puppy. Una famiglia immigrata in Inghilterra dall’India, una donna abbandonata dal marito e un bambino cresciuto nei tragici ’80. Puppy, trentenne a inizio del nuovo millennio, è poco più di uno sbandato che si barcamena tra lavoretti indefinibili. Però è intelligente, benché svogliato. E’ quindi perfetto per introdursi nel fantastico mondo della moda. O meglio, per introdursi nel letto di una donna, Sophie, che lavora nel mondo della moda. Questa ragazza, pur bella e brillante, non è il vero obiettivo del nostro machiavellico. Sarupa è la sua amica; è per lei che Puppy dà inizio ad un rapporto che, per il lettore, risulta quanto mai patetico, potendo leggere nei suoi pensieri.
In breve Puppy sviluppa una forma di ossessione per Sarupa che, tra parentesi, sta per sposarsi con Duncan, incarnazione perfetta del gentleman annoiato dai soldi e dalla vita. L’ossessione trova la sua naturale conclusione ma, per arrivarci, dobbiamo attraversare tutto un mondo a noi sconosciuto, quello dei figli degli immigrati che cercano di inserirsi in un paese che non è ancora loro, quello dei giovani dai lavori precari e dagli obiettivi limitati.
In questo mondo non ci sono né grandi discorsi né nobili sentimenti. E’ un susseguirsi di tentativi di barcamenarsi, è il lasciarsi tentare ripetutamente da esperienze che già si sa che non condurranno a nulla. Vi è inoltre, un curioso ma realistico razzismo all’incontrario, cioè gli inglesi visti dagli occhi, non certo benevoli, dei figli degli immigrati. Là dove tutto è ridotto a merce non vi è alcuna distinzione tra le persone, non certamente in base al colore della pelle. L’unico discrimine sono i soldi, ma nemmeno quello basta a garantire nulla.
Puppy, in verità, svetta su tutto con una consapevolezza di sé un po’ sospetta, molto ‘narrativa’. Lui sa che quello che fa non è bene, che dovrebbe essere più onesto, ma non ci riesce, si crede vittima delle circostanze. Potrebbe essere una posizione di comodo, si dirà, ma è anche vero che “nessuno nasce imparato”. Il riscatto finale, imprevisto ma coerente, non risolve tutto. Puppy è di fronte al video, incerto; è come tutti quelli che attendono le notizie dalla televisione.
Un turista.

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